Struttura economica e architettura delle masserie

Nell’area vesuviana, al di fuori dei centri urbani, la masseria ha rappresentato il modello di sviluppo del territorio dopo le grandi eruzioni distruttive del vulcano.
Queste masserie, non di grande dimensione, sono comunque l’espressione di un’azienda agricola complessa, con locali adibiti a stalla, cellai per la lavorazione e conservazione del vino, l’aia per
l’essicazione dei prodotti agricoli. L’edilizia rurale era sviluppata prevalentemente a “corte” e rappresentava il nucleo focale dell’organizzazione della “massa” cioè del latifondo.
Una delle coltivazioni principali era la produzione di uva per la vinificazione; la struttura edilizia consentiva di eseguire tutto il processo per la produzione e conservazione del vino:
– pigiatura
– fermentazione
– torchiatura
– conservazione
– travaso

Lo schema produttivo ed edilizio delle masserie è rimasto praticamente immutato rispetto alle “villae rusticae” di epoca romana. La principale e più evidente variazione è la sostituzione dei “dolia” in terracotta con le botti in legno per la conservazione del vino.

…e, finalmente, Sabetta, quel che mi ha stupito, il tuo bel cellaio che facesti costruire pensando ai tuoi piccirilli, ampio e comodo con il piano calcatoio per la pigiatura dei vendemmiatori, e le capaci vasche e le fistole di piombo per convogliare il mosto nella frescura della cripta sotterra.
Quale buon demone, Sabetta, ti ispirò a ripetere, prima della scoperta, nel palmento della tua masseria il palmento della Villa dei Misteri?…
(A.Maiuri, L’ultima erede della Villa dei Misteri)